Mentre il Brasile è concentrato sull’organizzazione di due megaeventi come i Mondiali di calcio nel 2014 e le Olimpiadi 2016, la moda verdeoro frena vistosamente. Ma, nonostante le tariffe doganali proibitive e i costi energetici sopra la media, tenta di reinventarsi. In primis guardando all’estero e cercando di fronteggiare l’approccio “aggressivo” dei brand europei e americani sbarcati per conquistare la fascia più alta di una classe media in continua espansione (e che, tuttavia, è tra le più indebitate del mondo).
A fotografare il rallentamento dell’industria tessile-abbigliamento brasiliana sono le cifre: secondo il report Brasil Textil 2013 promosso dalle tre associazioni cardine del sistema tessile-moda locale (TexBrasil, Abit e Apex), il settore ha chiuso il 2012 con un fatturato di 58,4 miliardi di dollari (circa 43 miliardi di euro), pari al 5,5% del valore dell’intera industria manifatturiera, contro i 67,3 miliardi di dollari dell’anno precedente (50 miliardi di euro circa). Il calo è del 13,2%, in linea con quello del segmento confezioni, il core business brasiliano, con un fatturato sceso a 55 miliardi dai 63 miliardi precedenti.
Indipendentemente dalla battuta d’arresto il tessile-moda, che poggia su una rete di 33mila imprese, rappresenta un settore rilevante per il Brasile, quarto produttore mondiale di abbigliamento. Con 1,6 milioni di lavoratori, la moda occupa il 15,2% del totale delle persone impiegate nell’industria manifatturiera. Proprio in virtù di questa rilevanza il sistema sta cercando di correre ai ripari e di farlo a più livelli. In primis con gli investimenti: 10 miliardi di dollari negli ultimi 5 anni.
Dal punto di vista delle strategie industriali l’obiettivo è quello di incrementare le esportazioni, nel 2012 pari a 3,4 miliardi di dollari (contro i 3 miliardi del 2011): «I nostri punti di forza sono le idee innovative e la ricerca sui materiali – dice Graça Cabral, esponente di Luminosidade, società che si occupa di organizzare le fashion week brasiliane – e in virtù di queste caratteristiche puntiamo a incrementare le esportazioni in Cina, ma anche nel resto del Sud America. L’Italia potrebbe essere un mercato potenzialmente buono per la moda brasiliana: come tutti i produttori di moda siamo influenzati dal vostro Paese poiché rappresenta un’eccellenza. Si potrebbe instaurare uno scambio fruttuoso tra due realtà affini benché diverse».
Il saldo della bilancia commerciale rimane comunque negativo, con l’import quasi doppio rispetto all’export: nel 2012, infatti, il Brasile ha importato prodotti tessili e di abbigliamento per 6,7 miliardi di dollari; l’Italia è al nono posto nella classifica dei Paesi dai quali il Brasile importa prodotti di moda.
La seconda per risollevare l’andamento del settore moda è quella della creatività. Le collezioni invernali presentate alla San Paolo Fashion Week e a Fashion Rio, i due appuntamenti clou con la moda made in Brazil con il ritorno di Gisele Bundchen in passerella per Colcci, si sono distinte per un design più contemporaneo e per una maggiore cura del dettaglio rispetto al passato. Innovazione e ricerca rimangono uno dei cardini della moda brasiliana: lo stilista Alexandre Herchcovitch, per esempio, ha presentato a Rio un nuovo denim, realizzato da Rhodia (gruppo Solvay), che sfrutta tecnologia a infrarossi per combattere la cellulite.
L’importanza crescente della settimana della moda brasiliana è dimostrata dall’ingresso di uno sponsor come eBay che da questa edizione ha scelto di affiancare il proprio nome a quello delle sfilate brasiliane, complice da un lato il lancio del sito eBay Moda in lingua portoghese e dall’altro, come sempre, le cifre: la moda è la prima voce d’acquisto per i brasiliani sul sito di aste online. (Fonte: Sole 24 Ore – 13/11/2013)
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